Migliori mirrorless per video

Le mirrorless sono macchine perfette per il video perché molte delle loro caratteristiche incontrano le necessità di chi fa riprese. Naturalmente ci sono anche dei compromessi, ma nella maggior parte dei casi sono superabili.

In particolare chi realizza video ama le mirrorless perché hanno migliorato quello che già le DSLR avevano cominciato a fare: con una mirrorless si possono riprendere video di altissima qualità usando un corpo compatto, si può usufruire di sensori molto grandi che in passato erano disponibili solo su macchine molto più costose, si possono usare obiettivi diversi e di alta qualità.
Le mirrorless hanno completato la rivoluzione della ripresa video iniziata solo qualche anno fa, e oggi moltissimi professionisti in vari ambiti (dalle riprese matrimoniali, ai cortometraggi, persino ai film) usano mirrorless per i loro lavori.

Ecco qui le migliori mirrorless per video, secondo noi, ad oggi. Sotto trovate in maggiore dettaglio le caratteristiche che abbiamo considerato per stilare questa classifica che viene aggiornata ogni mese: qualità e risoluzione, stabilizzazione, schermo, prestazioni del sensore, profondità di campo, prestazioni audio, ergonomia.

Le migliori mirrorless video di Dicembre 2019

1. Panasonic GH5

Mirrorless Panasonic GH5

La Panasonic GH5, mirrorless micro 4/3, ha caratteristiche finora imbattute in ambito video

È una delle mirrorless più recenti, e sicuramente quella che ha fatto più rumore alla sua uscita nel mondo dei videomaker per alcune caratteristiche molto interessanti che la rendono perfetta per realizzare video.

Uscita dopo la Panasonic GH4, la GH5 è riuscita ad alzare un’altra volta l’asticella, con una gamma dinamica ampia e uno stabilizzatore integrato fantastico in un corpo che assomiglia molto a quello della GH4. Se quest’ultima faceva storcere il naso ad alcuni degli affezionati a Canon o Sony, per il suo sensore più piccolo, la GH5 sta spazzando via lo scetticismo in merito al formato micro 4/3, ed è probabilmente la migliore mirrorless per video ad oggi. Anche grazie alle funzioni dedicate al video, come il vettorscopio e il waveform monitor integrati.

IN DETTAGLIO

Qualità e risoluzione del file: il punto di forza principale della GH5 è nel file che produce. È in grado di registrare a 10 bit, con sottocampionamento della crominanza a 4:2:2. Nessuna macchina di questo genere è riuscita a fare qualcosa del genere prima. Naturalmente riesce a raggiungere una risoluzione 4K.
Stabilizzazione: la stabilizzazione di questa macchina è fantastica. In caso di riprese da fermo non si necessita quasi di cavalletto, e nonostante sembri assurdo è così. Ottima la comunicazione tra la macchina e gli obiettivi stabilizzati di Panasonic.
Schermo: La Panasonic GH5 ha uno schermo orientabile con funzione touch. Lo schermo è orientabile lateralmente e con un perno che ne permette la rotazione in alto o in basso; il touch screen è sufficientemente responsive, anche se leggermente meno rispetto a uno smartphone di alta gamma. Ottimo.
Resistenza al calore: sulla GH5 non esiste limite di registrazione di 30 minuti. Per la maggior parte delle mirrorless, il limite di 30 minuti esiste ed è dipendente da motivazioni legali (oltre 30 minuti di registrazione, un apparato che riprende video diventa una videocamera, e bisogna pagare delle alte tasse di importazione). Su questa macchina no, ed è un bene per chi fa video di spettacoli o eventi molto lunghi. Pochissimi problemi anche con uso continuativo e intenso in termini di surriscaldamento del sensore.
Sensore: il sensore della GH5 è un sensore micro 4/3, con dimensioni di 17,3 x 13mm, e questo diminuisce la possibilità di avere sfocati molto evidenti. Non ci risulta un problema enorme, ma ad alcuni può piacere di meno.
Prestazioni audio: la macchina ha un jack audio per il monitoraggio in cuffia, e un’uscita per microfoni esterni, a cui Panasonic ha aggiunto la possibilità di acquistare un accessorio che permette l’uso e il controllo fine di due microfoni in contemporanea. Il microfono integrato è sufficiente per le situazioni di emergenza.
Ergonomia: questa mirrorless sembra una macchina fotografica reflex sotto molti punti di vista, e quindi il passaggio da una DSLR a una mirrorless non dovrebbe essere molto traumatico. Buona l’impugnatura, giuste le dimensioni, corretto il bilanciamento e il posizionamento dei tasti. Con un’eccezione: non ci piace molto dove è posto quello per l’avvio della registrazione del video.
Per quanto riguarda i menu, come sempre Panasonic ha fatto un ottimo lavoro e i comandi – seppure molti – sono posizionati in maniera ragionevole.

Leggi la nostra recensione completa della Panasonic GH5.

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2. Fujifilm X-T3

La Fuji X-T3 è un’ottima mirrorless per video, che sforna file molto ricchi di informazioni

Se solo un anno e mezzo fa ci avessero detto che Fujifilm avrebbe tirato fuori una macchina fantastica per il video, probabilmente ci saremmo fatti una risata.
La X-T3 non è perfetta, semplicemente perché non esistono fotocamere perfette, ma è un apparecchio che non ci saremmo mai aspettato da Fuji.

Si tratta del tentativo più convincente fatto finora da Fuji per convincere i videomaker a passare al suo marchio, e in effetti ne conosciamo parecchi che vedendo le specifiche tecniche della Fuji X-T3 stanno vacillando. L’abbinamento di un sensore di dimensioni piuttosto generose (l’APS-C è il formato su cui Fujifilm vuole concentrarsi per i prossimi anni, con un salto diretto al medio formato senza passare dal full frame per le macchine più costose) a un processore potente dà un file ricco di informazioni – 4:2:2 a 10 bit, con un framerate di 400Mbps! – che è davvero piacevole da vedere.

IN DETTAGLIO

Qualità e risoluzione del file: come detto questa macchina è la prima APS-C di questo livello in grado di registrare in 4K a 10 bit, e non è davvero poco considerato che nemmeno Sony finora ha tirato fuori qualcosa del genere. La profondità colore è accompagnata da una scienza del colore che in molti paragonano come livello a quella di Canon, notoriamente la più apprezzata sotto questo punto di vista.
Stabilizzazione: la stabilizzazione mancante è il vero punto dolente di questa macchina, ma la gamma di obiettivi Fuji è davvero molto buona, e tra questi ci sono diversi obiettivi stabilizzati che non hanno prezzi troppo elevati.
Schermo: lo schermo della Fuji X-T3 è ben definito, purtroppo non ribaltabile completamente ma con un sistema simile a quello della X-H1. Il touch screen funziona bene e permette di navigare tra i menu e di mettere a fuoco con un tocco. Tutto questo con buona reattività.
Sensore: il sensore della X-T3 è un sensore APS-C, più grande del micro 4/3 proposto da Panasonic e Olympus, e che risulta un buon compromesso tra qualità pura di immagine (con gamma dinamica e capacità di ottenere buoni sfocati), costi e peso sul processore. Ottima per chi vuole abbinare al video la fotografia.
Prestazioni audio: la macchina ha un jack audio per il monitoraggio in cuffia e un’uscita per microfoni esterni. Più o meno tutto quello di cui c’è bisogno a questi livelli.
Ergonomia: Fuji ci ha abituato a macchine con un gusto antico, con forme riprese dalle vecchie macchine a pellicola. La Fuji X-T3 non fa eccezione e riprende quasi in tutto e per tutto la X-T2. Come al solito uno dei plus della macchina sta nel fatto che praticamente tutto quello che c’è da controllare è a portata di dito, senza dover entrare nei menu digitali, che sono comunque ben organizzati.

Leggi la nostra recensione completa della Fuji X-T3.

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3. Sony a7s II

Sony a7s II, mirrorless Full Frame

La Sony a7s II, ammiraglia di Sony nel settore delle mirrorless per video

Qualità e risoluzione del file: rispetto alla Panasonic GH5 è leggermente inferiore, e se fate post produzione (color grading dei file, oppure uso di green screen) questo può farsi sentire. La Sony alpha 7s II registra a 8bit 4:2:0, ma se dotata di registratore esterno può permettervi di ottenere più profondità colore.
Stabilizzazione: Buono lo stabilizzatore di questa mirrorless Full Frame, a livelli leggermente inferiori rispetto a quelli di Olympus e Panasonic di alta gamma.
Schermo: è l’unico vero punto dolente di questa Sony, perché non è orientabile né touch. Si tratta di un classico schermo da fotocamera, e su un prodotto di questo genere non ce lo si aspetterebbe.
Resistenza al calore: la a7s II non ha i problemi delle mirrorless APS-C di casa Sony, e non scalda troppo il sensore quando ci si impegna in registrazioni prolungate. Anche in questo caso però la registrazione è limitata a un massimo di 30 minuti continuativi tramite blocco software.
Sensore: il sensore della Sony a7s II è grandissimo. Si tratta di un sensore con dimensioni di 24 x 36mm, proprio come quello di una pellicola 35mm, e questo ha parecchi vantaggi: il primo dei vantaggi è che le Sony Full Frame come la a7s II sono in grado di registrare video con poca luce senza mostrare rumore.
Questo sensore funziona benissimo ad alti ISO (parliamo anche di 25600ISO!) senza effetti fastidiosi: è una manna per chi fa video matrimoniali o di eventi.
Prestazioni audio:  partiamo dalla fine parlando del microfono integrato nella macchina, che è veramente buono e migliore di quello della GH5. Per il resto siamo sempre nella stessa gamma
Ergonomia: Sony ha scelto delle linee più squadrate rispetto alle ultime reflex classiche, e questo a lungo andare può stancare l’occhio. Il grip dell’impugnatura è comunque buono, e il peso specifico di questa macchina – davvero sostanzioso: le Sony sono dei graziosi mattoncini – aiuta. Non ci piace, con alcune eccezioni il macchinoso menu delle Sony, che le fa sembrare dei computer. Un po’ troppo complicato.

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4. Sony a6500

Sony a6500, mirrorless per video

La Sony a6500, mirrorless video con sensore APS-C

Qualità e risoluzione del file: non arriva ai livelli della GH5 ma il file prodotto dalla Sony a6500, che arriva fino a una risoluzione di 4K, è ben lavorabile in post produzione.
Non è un aspetto strettamente collegato al sensore, ma ci piace far notare uno dei grandi punti di forza di questa macchina: la possibilità di realizzare slow motion molto rallentati senza perdita di qualità.
Stabilizzazione: anche la a6500, come la Panasonic GH5, consente una stabilizzazione su 5 assi del sensore, e le potenzialità di stabilizzazione della macchina sono migliorate rispetto alla a7s II
Schermo: qui ci siamo, perché lo schermo è touch, con un pannello responsivo e che ben si accoppia all’ autofocus molto veloce di questa macchina. Lo schermo è pieghevole, ma non è ruotabile a 180°, per il dispiacere di chi ama riprendersi.
Resistenza al calore: leggermente peggio della Sony a7s II, meglio della a6300. Quest’ultima presentava alcuni problemi di rolling shutter (il tremolio strano dell’inquadratura, come un effetto gelatina) e un eccessivo riscaldamento del sensore con successivo blocco in caso di registrazioni lunghe con temperature ambientali elevate. La a6500 migliora questo aspetto, ma mantiene i limiti di registrazione di 30 minuti.
Sensore: bellissimo il sensore di questa piccola mirrorless. Come nel caso della a7s II di cui abbiamo parlato sopra funziona molto bene ad alti ISO (e quindi per riprese con scarsa luce). Si tratta di un sensore APS-C di dimensioni leggermente più grandi rispetto a quello micro 4/3: probabilmente il miglior compromesso per questo tipo di macchine.
Prestazioni audio: purtroppo la a6500 non ha un jack per inserire delle cuffie e monitorare l’audio in tempo reale. È una carenza a cui si può rimediare con degli accessori esterni, ma ci si aspettava che venisse eliminata rispetto alla a6300. È comunque possibile attaccare un microfono esterno.
Ergonomia: è molto piccola, questa macchina, e il grip non è dei migliori. Altro punto che ci ha fatto preferire la GH5. Essendo il corpo molto compatto, anche i tasti sono piuttosto ravvicinati e un po’ difficili da raggiungere: è il prezzo da pagare per avere un concentrato di tecnologia del genere tra le mani.

Una nota rispetto alla a6600: questa è sotto alcuni punti di vista una evoluzione della a6500, ma abbiamo deciso di non inserirla in questa classifica perché le macchine hanno lo stesso sensore e, in definitiva, le caratteristiche nuove non sono così interessanti da giustificare il prezzo più alto, almeno per quel che ci riguarda.

Leggi la nostra recensione della Sony a6500.

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Le altre nella nostra classifica

Non ce l’hanno fatta ad entrare nella classifica delle prime mirrorless per video, ma sono comunque degne di nota. In ordine, ecco le altre mirrorless che potete scegliere se avete un budget più basso o avete bisogno di un altro corpo macchina:

Sony a7 IIIleggi la recensione completa
-Sony a7r II – leggi la recensione completa
Panasonic GH4
Sony a6000 – leggi la recensione completa
Panasonic GX-80 – leggi la recensione completa
Sony a6300


Le caratteristiche delle mirrorless per video

Le migliori mirrorless per video, che abbiamo elencato qui sopra, devono rispondere ad alcune caratteristiche specifiche o avere funzionalità avanzate che non tutte le mirrorless posseggono.
In alcuni casi queste caratteristiche, se mancanti, possono rendere molto più difficile il lavoro di ripresa, mentre in altri sono benvenute se presenti, ma non strettamente necessarie.
Le elenchiamo qui, senza seguire uno specifico ordine di importanza.

Qualità e risoluzione del file

Una delle cose che più interessano a chi fa video è la qualità del girato che riesce a realizzare con la macchina a disposizione, e in generale i parametri presi in considerazione per valutarla da un punto di vista tecnico sono la profondità colore e la risoluzione.

La maggior parte delle nuove mirrorless che abbiamo inserito nella nostra classifica registrano video a una risoluzione fino al 4K: la sigla 4K significa 4 mila, un numero che approssima il numero di pixel che vengono registrati in orizzontale quando la macchina è impostata a questa risoluzione. Una risoluzione di questo tipo è elevata, secondo gli standard attuali, e in alcuni casi è addirittura eccessiva (più risoluzione significa file più grandi, e quindi più schede di memoria da usare).
Per quanto riguarda invece la profondità del colore abbiamo delle differenze.
Partiamo parlando di questo termine: cos’è la profondità del colore?
In sostanza la profondità del colore è un parametro che indica quanto è approfondita la capacità del sensore di “descrivere” un singolo colore. Più è alta la profondità colore, più differenze tra un colore e l’altro in pixel vicini saranno visibili, e questo porterà a una migliore rappresentazione della realtà.
La profondità colore viene indicata usando i bit, dove un valore più alto indica più profondità, e come detto ci sono differenze tra le mirrorless della nostra classifica delle migliori per video. La Panasonic GH5 è la macchina che oggi fa meglio da questo punto di vista, con la sua registrazione a 10bit, assieme alla X-T3 di Fuji. Le altre invece si fermano a 8bit, in alcuni casi potendo migliorare questo parametro usando un registratore esterno (piuttosto costoso e ingombrante).
C’è da dire che il parametro della profondità del colore è rilevante soprattutto per chi edita i propri video e usa i green screen, ma è interessante tenerlo in considerazione quando si valuta la qualità generale del file di una macchina.

Stabilizzazione

È incredibile quanti passi in avanti abbiano fatto i produttori di mirrorless dal punto di vista della stabilizzazione, sia sugli obiettivi che sui corpi macchina.
Una buona stabilizzazione permette di effettuare riprese ferme anche senza l’uso di supporti esterni come steadycam e gimbal, e in molte delle macchine presentate qui la stabilizzazione – quando presente – ha raggiunto livelli elevatissimi.
La maggior parte dei produttori produce anche obiettivi stabilizzati, e quando si usa un corpo macchina stabilizzato con un obiettivo stabilizzato, le due capacità di stabilizzazione si combinano dando risultati ancora migliori.

Schermo orientabile e touch

Più della semplice risoluzione dello schermo, che in tutti i casi è sufficiente nelle macchine che abbiamo preso in esame, ci interessava mettere in luce due caratteristiche specifiche delle mirrorless: la funzione touch e l’orientabilità dello schermo.
Alcuni produttori hanno deciso di dotare le loro mirrorless di schermi orientabili, mentre altri l’hanno evitato. Uno schermo orientabile non è strettamente necessario, ma è molto utile in varie situazioni: abbiamo premiato chi si è sforzato per introdurlo sui suoi corpi macchina.
Allo stesso modo la funzionalità touch non è fondamentale ma avere una macchina che può essere controllata con l’uso di un dito, come gli smartphone, è molto interessante. Lo è in particolare se questa funzione è estesa alla possibilità di mettere a fuoco su un punto preciso.

Resistenza al calore e lunghezza di registrazione

La compattezza dei corpi mirrorless porta con sé anche uno svantaggio: il calore prodotto dalla macchina durante la registrazione video, che è un processo che stressa molto il computer della macchina, viene dissipato con più difficoltà che nelle normali macchine da presa.
In alcuni casi un eccessivo riscaldamento della macchina porta al blocco della registrazione: questo si verifica più di frequente con alcune macchine Sony come la a6300 in modalità di registrazione 4K, ed è un parametro di cui abbiamo tenuto conto nella stesura della nostra classifica.
Abbiamo tenuto conto anche della possibilità di registrare video più o meno lunghi ad alta risoluzione: chi fa riprese continue ha bisogno di una macchina che non si blocchi dopo 30 minuti, come fanno alcune mirrorless, o dovrà trovare dei trucchi per evitare problemi.

Sensore e profondità di campo

La profondità di campo è la misura della porzione di scena inquadrata che risulta a fuoco a diverse distanze. Si ottiene una bassa profondità di campo quando si usano sensori grandi, e una bassa profondità di campo è spesso amata da chi vuole ottenere il cosiddetto look cinematografico. Da questo punto di vista sono avvantaggiate le macchine con sensore Full Frame (di dimensioni pari a quelle di una pellicola 35mm), seguite dalle macchine con sensore APS-C come Sony a6500 o Fuji X-T2 e buone ultime le mirrorless con sensore micro 4/3 di Panasonic e Olympus.
Si può comunque ottenere una bassa profondità di campo usando obiettivi più luminosi, ovvero che hanno un diaframma più aperto e lasciano passare più luce verso il sensore (ma sono mediamente più costosi).

Prestazioni audio

Un buon video è fatto di parte visuale e parte sonora, e abbiamo preso in considerazione anche le prestazioni audio delle mirrorless della nostra classifica per scegliere le migliori in ambito video.
In particolare è importante che una buona mirrorless per video abbia la possibilità di collegarsi a dei microfoni o dei registratori esterni, e che possegga un ingresso per l’inserimento di cuffie per il monitoraggio dell’audio.
Il primo aspetto consente di usare le potenzialità dei microfoni esterni, che sono sempre migliori del microfono integrato sulla macchina, il secondo è importante perché un monitoraggio puntuale dell’audio permette di evitare incidenti irrimediabili e che non possono essere riparati in fase di post produzione.
Nella classifica abbiamo dato peso anche alla capacità di registrazione audio in camera, ossia direttamente attraverso il microfono integrato nel corpo macchina.

Ergonomia e funzionalità

Questo è un parametro soggettivo, quindi l’abbiamo indicato per ultimo e gli abbiamo dato meno peso nella valutazione complessiva delle macchine analizzate. Possiamo dire che in generale le macchine con un’impugnatura migliore hanno ricevuto qualche punticino in più nella nostra valutazione, e lo stesso è accaduto per quelle che hanno un menu di navigazione più efficace.

Varie mirrorlessQueste le mirrorless video che preferiamo, questi i parametri che abbiamo considerato.
Se volete invece una panoramica generale, andate alla pagina dedicata alle migliori mirrorless per rapporto qualità prezzo.

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