Ormai tutte le case produttrici di macchine fotografiche sono entrate nel mercato delle mirrorless, e ognuna l’ha fatto seguendo una sua strategia e proponendo prodotti diversi tra loro per caratteristiche estetiche e tecniche. Tra gli aspetti tecnici più rilevanti quando si sceglie una mirrorless c’è quello della dimensione del sensore.
Il sensore di una macchina fotografica è infatti il vero cuore della macchina stessa: in base alle sue dimensioni, al numero di pixel e al processore a cui è associato, fornisce immagini di maggiore o minore qualità e con caratteristiche precise. Il tipo di sensore determina tra l’altro la possibilità di scattare buone foto al buio, il grado di sfocatura dello sfondo e la nitidezza generale dell’immagine.
In questa pagina vediamo quali scelte hanno fatto le varie case produttrici, e come queste influenzano le caratteristiche delle loro macchine.
Sensori diversi per mirrorless diverse
Sono tre le distinzioni che si possono fare per quanto riguarda i sensori usati dalle mirrorless, e riguardano le dimensioni. Le diverse case produttrici hanno deciso di affidarsi a tre diversi formati: il formato micro4/3, il formato APS-C e il formato Full Frame.
Nell’immagine qui sopra potete vedere una comparazione delle dimensione dei principali sensori usati sulle fotocamere mirrorless, con il sensore di un iPhone come comparazione.
In verde il sensore definito micro 4/3, usato sulle mirrorless prodotte da Panasonic e Olympus.
In arancione il sensore APS-C usato sulle mirrorless Canon, su molte mirrorless Sony, sulle mirrorless di FujiFilm e Pentax.
In rosso il sensore Full Frame, sensore che ad oggi viene usato solo su alcune fotocamere Sony, come la a7s, la a7s II, la a7r e la a7r II.
Come potete vedere ci sono grosse differenze nelle dimensioni di questi sensori, e ciascuna casa produttrice ha fatto una scelta precisa per sfruttare vantaggi specifici di ciascuna dimensione.
Densità di pixel e dimensioni del sensore
Un sensore digitale è composto da un insieme definito di piccole celle, chiamate pixel, che catturano ciascuna una frazione dell’immagine proiettata sul sensore dalle lenti dell’obiettivo.
Nel corso degli anni il numero di pixel è aumentato sempre più, consentendo così maggiori ingrandimenti delle stampe risultanti dai sensori che le producono: più pixel significa più dettaglio, ovvero più capacità di distinguere una zona dell’immagine dall’altra. Oggi il numero di pixel su una mirrorless media arriva a 24 milioni, e ci sono casi (quello della a7r II di Sony) in cui il sensore riesce a stoccare circa 40 milioni di pixel.
La densità di pixel è di conseguenza molto più alta che in passato, e questo non porta solo vantaggi.
Immagini al buio e densità
Uno degli aspetti che i produttori devono tenere in considerazione quando progettano un nuovo sensore è la sua resa in condizioni di scarsa luce: più un sensore è denso, di norma, più difficoltà avrà a rendere buone immagini in condizioni di buio, con la conseguenza della produzione del cosiddetto rumore digitale.
Il rumore digitale è l’equivalente della grana su pellicola: l’immagine prodotta su sensori troppo densi risulta granulosa, meno dettagliata e un po’ impastata.
Ecco perché le mirrorless con sensore Full Frame sono quelle che riescono a dare migliori risultati in condizioni di scarsa luce.
Il potere computazionale
Un altro aspetto da tenere in considerazione – ed è un aspetto che riguarda in particolare chi fa video o scatta raffiche di foto – è il potere computazionale richiesto con l’aumento di pixel. Una macchina fotografica digitale è un piccolo computer che deve processare le informazioni che riceve (sostanzialmente impulsi elettrici) e trasformarle in immagini. Col crescere del numero di pixel aumenta la potenza che questo computer deve avere, e questo è ancora più evidente nel caso di realizzazione di video o di scatti a raffica, perché il numero di immagini prodotte e di varie decine al secondo.
Macchine con molti pixel e che sono in grado di riprendere ad un alto framerate (il numero di immagini registrate al secondo può arrivare a 120 al secondo) hanno bisogno di un computer interno più potente, e quindi costano di più.
Micro 4/3: a volte piccolo è bello
Una scelta che ha fatto storcere il naso a molti, anche se adesso ci si sta abituando alla cosa, è quella del micro 4/3. Come abbiamo detto in altre parti del sito, il formato micro 4/3 è quello usato da due case produttrici, Olympus e Panasonic, che si sono riunite in un consorzio e hanno unito le forze per far diventare questo nuovo formato di sensore uno standard.
Per spezzare una lancia in favore delle mirrorless con sensore micro 4/3 possiamo menzionare il suo principale vantaggio: per una semplice questione di geometria, le ottiche per le macchine con sensore m4/3 sono più piccole e leggere. È così che uno dei principali vantaggi delle mirrorless viene ulteriormente potenziato dall’uso di un sensore leggermente più piccolo dell’APS-C, ma comunque performante anche in basse luci.
Dal punto di vista tecnico mettiamo i sensori micro 4/3 quasi alla pari con quelli più grandi, e vi consigliamo di fare un bilancio delle vostre necessità quando scegliete tra un sensore e l’altro: mi servirà il massimo delle prestazioni in scarsa luce? Oppure voglio un po’ più di compattezza?
Dopo aver letto questo approfondimento potete tornare alla nostra pagina principale, che elenca le migliori mirrorless per rapporto qualità prezzo e vi dà altre dritte per la scelta.