Come funziona il sensore “stacked” di Sony

Con l’uscita della Sony Alpha 9, la casa giapponese ha raggiunto un record: è la prima volta che su una macchina fotografica così grande viene usata la tecnologia chiamata “stacked”.

Abbiamo scovato in rete un video che spiega come funziona un sensore stacked come quello montato su Sony a9 ed utilizzato anche sulla Sony a7 III.

Eccolo:

Prima di tutto Mark Weir in questo video spiega come quello di Sony non sia un primato vero e proprio, perché i sensori stacked vengono usati anche su alcuni smartphone. Ma fa anche notare che è la prima volta che questa tecnologia viene usata su una macchina full frame, che presenta molte più difficoltà. Già nel 2015, come spiegato in questo lancio, Sony aveva presentato delle macchine con questa tecnologia, in particolare la Sony RX100 IV, con sensore da 1″.

Un sensore stacked CMOS aumenta la velocità di lettura fino a 20 volte, e questo ha parecchi vantaggi soprattutto dal punto di vista della possibilità di aumento del framerate degli scatti fotografici. Ma in questo modo la macchina è anche in grado di calcolare l’esposizione e la messa a fuoco fino a 60 volte al secondo.

In questo modo si migliora la precisione di messa a fuoco anche in modalità video, così come la risposta dell’esposimetro alle variazioni di luminosità.

Come è strutturato il sensore stacked

Come è possibile vedere nell’immagine qui sopra, il sensore stacked è composto da più livelli, l’ultimo dei quali è il processore e vero e proprio.

Nel dettaglio il primo strato è quello composto dai pixel che catturano la luce, poi c’è un secondo strato che contiene la circuiteria di processamento del segnale, a cui è integrata una memoria integrata (DRAM), e come detto infine troviamo il processore.

La memoria integrata fa da buffer – nella Sony a9 è di 4GB – nel processo di trasferimento del segnale al processore della macchina.